Tindari
La città di Tindari rappresenta una delle più recenti fondazioni coloniali in Occidente. Essa si trova sull’omonimo promontorio, a dominare il golfo di Patti, ad un’altezza di circa 230 m s.l.m. Il punto più alto della sommità montuosa è occupato dal santuario della Madonna del Tindari dove si è proposto di identificare l’acropoli ed i principali luoghi di culto dell’antica Tyndaris.
Storia della città
La città ha una ricca storia: venne fondata da Dionisio I di Siracusa nel 396 a.C. come colonia di mercenari messeni che avevano partecipato alla guerra contro Cartagine,e prese il nome di Tyndaris, in onore di Tindaro, re di Sparta e sposo di Leda.
Successivamente sappiamo che la città offrì alleanza e collaborazione a Timoleonte, ricavandone una fase di prosperità e di crescita demografica; fu, in seguito, minacciata dai Mamertini dopo la presa, da parte di questi ultimi, di Messina.
Durante la prima guerra punica costituì, per alcuni anni, una base navale cartaginese.
Durante la prima guerra punica, si combattè una battaglia navale al largo delle coste di Tindari(256 a.C.); nel 254 la città si consegnò ai Romani, diventando civitas decumana. Tale status significò, innanzitutto, l’obbligo di versare a Roma una decima, mantenendo allo stesso tempo autonomia e libertà.
Raggiunse un elevato tenore economico come nobilissima civitas; fu base nell’attacco finale a Cartagine, appoggio di Sesto Pompeo nella guerra contro Ottaviano e conquistata da Augusto nel 36 a.C. Augusto stesso vi dedusse una colonia con il nome di Colonia Augusta Tyndaritanorum.
Nella prima età imperiale una frana colpì Tindari, provocando la distruzione di metà della città.
La città fu colpita da terremoti ed in particolare da quello disastroso verificatosi nel 365 d.C.
La città, pur decaduta, mantenne una certa importanza in età bizantina come sede di diocesi.
Nell’836 venne conquistata e distrutta dagli Arabi.
Gli scavi
I resti della città antica si trovano nella zona archeologica. I primi scavi risalgono al 1838 e furono ripresi successivamente nel 1960. Sono stati rinvenuti mosaici, sculture e ceramiche, conservati in parte presso il museo locale e in parte presso il museo archeologico di Palermo.
L’Urbanistica
Il grande impianto urbano della città risale ad epoca ellenistica e si colloca sulla sommità del vasto promontorio; cinto da una fortificazione di circa 3 km.
I dati di scavo, in particolare, documentano un impianto urbano organizzato intorno a larghe strade, orientate in senso nord-ovest/sud-est, ciascuna della larghezza di 8/8,5 m, almeno tre, posizionate secondo l’originaria conformazione orografica del pianoro, incrociate ortogonalmente da stenopoi/cardines in discesa, a costituire una maglia di isolati (insulae) rettangolari. La strada principale della città antica risulta interamente percorribile e pavimentata con blocchetti di arenaria, costituendo la spina centrale dell’insediamento ed il punto di aggancio alla via che scendeva verso il mare e l’area portuale.
Gli edifici pubblici
Gli spazi pubblici dovevano sicuramente occupare la parte più elevata della città. Non sappiamo con precisione dove si trovasse l’agorà. Egualmente incerta è l’ubicazione di altri edifici pubblici come portici (stoai), bouleteria, templi, etc.
La Basilica
L’imponente monumento noto con il nome di “Basilica” rappresenta uno dei complessi architettonici più interessanti e, allo stesso tempo, più problematici della Sicilia romana. L’edificio è articolato in un’aula lunga e stretta con un prospetto rivolto verso la piazza. Presenta una struttura monumentale ed è realizzata in grossi blocchi squadrati.
Ancora è aperta la questione relativa alla funzione dell’edificio: esso molto probabilmente rappresenta un passaggio monumentale che consentiva l’accesso ad un piazzale porticato. Il vano centrale doveva essere chiuso e abbellito con statue e poteva svolgere una funzione ufficiale, di carattere cerimoniale nella colonia Augusta. Non ci è nota la data esatta di edificazione, si pensa risalga alla prima età imperiale.
Il Teatro
Il teatro sorge nel settore sud-orientale della città, a monte della strada principale, il decumanus superiore. Si tratta di un piccolo teatro di tipo ellenistico, addossato al soprastante pendio, perfettamente orientato con il tessuto urbano. La cavea si apre verso il mare.
L’edificio scenico è del tipo a paraskénia, cioè con ali laterali, analogamente ai teatri di Monte Iato, Solunto e Segesta.
Oggi purtroppo non rimane pressoché nulla della scena, di cui è stata fatta una ricostruzione grafica attraverso il rilievo e lo studio degli elementi architettonici rinvenuti nel crollo e l’esame di altri pezzi reimpiegati nelle fortificazioni bizantine.
La scena doveva avere un’altezza di circa 12 m ed un aspetto monumentale. Oggi gli spettatori che partecipano ad uno spettacolo teatrale possono invece godere di una vista sul mare.
Alcuni collocano la costruzione del teatro tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C.; altri, in base al confronto con altri teatri siciliani, ritengono sia stato costruito nella seconda metà del II sec.a.C.
In età imperiale il teatro subì dei mutamenti che ne hanno alterato la struttura, forse per adattarlo agli spettacoli dei gladiatori o alle venationes, cioè combattimenti con animali feroci.
In base alle dimensioni, si calcola che il teatro potesse ospitare circa 3000 spettatori.
Le fortificazioni
L’intero insediamento è racchiuso da un poderoso sistema di fortificazioni che è tra i meglio conservati dell’architettura militare siceliota.
Il tracciato è stato concepito in maniera unitaria, avvolgendo tutto l’abitato, con l’esclusione del settore settentrionale, a strapiombo sul mare, con le vie d’accesso collegate alle due porte protette da bracci di muro.
Le case
A Tindari abbiamo anche testimonianze relative all’architettura domestica, di cui possediamo numerosi elementi.
L’insula IV, scavata per intero, conserva numerosi rifacimenti, spesso non sempre collocabili cronologicamente, e le tracce consistenti del restauro; si tratta di un complesso terrazzato su tre livelli, conservato nel suo impianto di età imperiale, esteso nel senso della larghezza tra le due strade, con la presenza della casa B, di quella C intermedia a peristilio e del complesso termale di II-III sec. d.C.
Le dimensioni (72,40×28,30 m) documentano l’importanza dell’impianto, di cui emergono sporadicamente i resti di IV sec. a.C.
La domus B è una ricca casa con atrio e vasto peristilio delimitato da 12 colonne in mattoni che dovevano essere rivestite con intonaco. All’interno vi era un giardino con impluvium, cioè una vasca centrale con sottostante cisterna che doveva servire per la raccolta dell’acqua piovana, che a sua volta cadeva attraverso un’apertura centrale del tetto. Sul peristilio si apriva un vasto tablinum, cioè una stanza molto importante che custodiva l’archivio familiare ed altari.
L’impianto originario della casa è databile , in base alle decorazioni, tra fine II e I sec. a.C., anche se modificata in epoca imperiale. ((FOTO 10))
Accanto alla casa B, abbiamo la C, leggermente più piccola, anch’essa incentrata su di un vasto peristilio, delimitato da dieci colonne. ((FOTO 11))
La parte superiore del terrazzo è occupata da un edificio di tipo termale, realizzato agli inizi del III sec. d.C., che modifica l’impianto architettonico precedente, forse relativo ad una terza domus. Le terme erano molto importanti per i Romani, in quanto trascorrevano molto del loro tempo e possono essere paragonate ai nostri centri benessere. A Tindari le terme presentano tutti gli ambienti tipici delle terme romane, come il frigidarium, con al centro una grande vasca di acqua fredda, la natatio, il calidarium e il tepidarium. Questo complesso è riccamente decorato con mosaici.
Gli scavi recenti
Recenti indagini hanno interessato un nuovo settore, quello di Cercadenari, lungo il decumanus centrale.
Inoltre sono visibili i resti di una serie di ambienti di una grande domus databile tra I e II sec. d.C., che in parte forse si sviluppava su due piani, dotata di mosaici.
Sulla terrazza sottostante si sviluppa una grande necropoli di età romana tra cui un monumento funerario in mattoni a base quadrata su due gradini, di cui rimangono anche una coppia di nicchie esterne.
Per quanto riguarda le altre aree di necropoli, una di epoca ellenistica è ubicata a sud dell’acropoli, mentre altre due di epoca romana sono poste rispettivamente a nord della città e subito fuori la porta principale, lungo la strada di accesso.
La ricchezza della città di Tindari sarà intaccata dalle rapine di Verre, nel corso del I sec. a.C. e con esse inizieranno la decadenza e la perdita di autonomia del centro, ormai progressivamente sempre più nell’orbita di Roma.