ALCARA LI FUSI

Alcara Li Fusi è un comune di 1.867 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia situato nel Parco dei Nebrodi ad ovest del capoluogo. Caratterizzato dalla presenza di vicoli dallo stile arabo-medievali, è dominato dalle rocce del Crasto e delle eleganti guglie dei campanili diffusi sul territorio. Confina con San Marco D’Alunzio a nord-ovest, con Longi a nord-est, Cesarò a sud-est, San Fratello a sud, Militello Rosmarino a ovest,  e verso il mar Tirreno con Sant’Agata di Militello.

Alcara è una cittadina di origine antica, adagiata su una conca di possenti rocce, un tempo abitate da mitiche città sicane e bizantine. Non esistono molte testimonianze storiche su questa piccola cittadina,  tuttavia sappiamo che nel 1072 fu donata dal conte Ruggero al Vescovo di Troina, e dal 1090 al 1812 fu un possedimento dei Vescovi di Messina.

Il nome del paese potrebbe derivare dal greco “ALCHAR“ che significa fortezza oppure furono i nuovi conquistatori arabi a dargli il nome “Al-Qarah”, che significa “il quartiere”, mentre l’appellativo Li Fusi ha origine dalla produzione di fusi, tipica della zona, usati anticamente per filare la lana, il cotone e la canapa. Ricco di numerosi siti culturali di interesse artistico, durante la visita abbiamo visitato numerose Chiese a testimonianza della fervida fede degli abitanti.

Le chiese di Alcara li Fusi sono tante e tutte di interesse artistico grazie alle tele, ai marmi , ecc in esse presenti. La chiesa di S. Pantaleone, la Chiesa dell’Annunziata, la piccola Chiesa della SS. Trinità, la Chiesa del Rosario, di San Michele Arcangelo, la badia delle Benedettine, la Chiesa di San Giovanni, la Chiesa dei Cappuccini che custodisce una pala d’altare di Frà Umile di Messina e, fuori dal paese, sull’altra sponda del fiume la Chiesa di S. Maria del Rogato: questi i beni più importanti presenti, a cui se ne aggiungono altri ancora non perfettamente ristrutturati.

 

CHIESA MADRE

La Chiesa Madre è una delle più belle e grandi della diocesi di Patti. Di epoca bizantina sorse su di un antico tempio pagano.

Questa, che si trova nel centro del paese in piazza Politi, è dedicata a Maria SS. Assunta.  La chiesa, a croce latina, presenta un triburio ottagonale con transetto, tre navate ed absidi. Si affianca alla chiesa un campanile merlato e cuspidato che si inserisce e si confronta con le scenografie guglie naturali delle rocche del Castro.

Fu distrutta dal terremoto del 10 giugno 1490 e ricostruita in stile rinascimentale negli anni 1502; nella pittoresca facciata è un bel portale in pietra calcarea locale del 1632.

L’interno è segnato dalle colonne monolitiche, ricoperte da stucchi, con transetto su cui si affacciano le absidi.

Interessante nella navata di sinistra la cappella del patrono del paese San Nicolò Politi, eremita (1117-1167), patrono della città, ricca di marmi e di stucchi, ove sono custodite le spoglie mortali del Santo in un’urna d’argento, inoltre, che conserva una tela dell’inizio del XVIII secolo di Filippo Tancredi, raffigurante il rinvenimento del corpo di San Nicola, una bellissima urna reliquiaria in argento del 1581 e la statua del Santo del XVI secolo.

Gli altri altari sono ricchi di testimonianze artistiche dei secoli XVII e XVIII, quali gli interessanti dipinti di Santa Lucia e della Madonna del Carmelo attribuiti al pittore Pietro Castelnuovo e un’Adorazione dei Magi di Giuseppe Tommasi (1644).

Fra le statue, nella cappella di destra un bel Crocifisso ligneo cinquecentesco, sull’altare dell’abside sinistra, entra una festosa edicola lignea, è conservata la seicentesca Madonna Della Catena, su quello di destra si conserva una bella immagine in legno dell’Immacolata.

Vicino all’ingresso viene solitamente esposto il fercolo processionale barocco di San Nicolò Politi, con quadretti in rilievo raffiguranti episodi della sua vita.

All’esterno è di grande interesse il perimetro dell’edificio, per le possenti absidi e la cuspidata torre campanaria.

Dalla centrale Piazza civica di Alcara, volgendo lo sguardo verso l’alto, arroccata su di uno sperone roccioso si erge l’antica Chiesa Parrocchiale dedicata al Santo Martire e Medico della Chiesa d’Oriente.

CHIESA DI SAN PANTALEO

La Chiesa di San Pantaleone con forme romaniche e con il campanile che si staglia sullo sfondo di una parete di roccia, era già esistente nel 1503 , anno in cui i cittadini alcaresi del Monastero del Rogato vi traslarono e vi custodirono provvisoriamente le reliquie dell’eremita basiliano San Nicolò Politi. La costruzione presenta una semplice facciata a capanna, arricchita da un elegante portale seicentesco, cui si affianca una torre campanaria costruita nel 1583. L’interno della chiesa mostra particolari di chiara fattura romanica. Gli ampi rimaneggiamenti subiti dall’edificio sono avvenuti nel XVIII secolo  e ci offrono un delicato e pregevole apparato decorativo in stucco. Dal punto di vista architettonico si notano tre navate con disposizione a croce, alle quali si aggiungono le quattro cappelle laterali del Santissimo Crocifisso, di Sant’Antonio Abate, della Sacra Famiglia e della Deposizione. Sulla parete di fondo è addossata la maestosa pala d’altare  della Vergine col Bambino in gloria tra Santi, dipinta dal palermitano Damiano Basile nel 1599. Il dipinto è suddiviso in due registri: sulla porzione superiore, la Vergine col Bambino seduta su di un trono di vaporose nubi, immersa in un dorato bagliore ed attorniata da putti ed osannanti angeli musici rappresenta la Chiesa Celeste; sul registro inferiore sono dipinti San Pantaleo ed altri Santi, a rappresentare la Chiesa Terrena. Sul transetto di destra, è ospitato il sesto organo a canne più antico di Sicilia realizzato dal palermitano Giuseppe Speradeo nel 1666, composto da un’elegante cassa con cromia verdastro antico, arricchita da finissimo intaglio caratterizzato da elementi decorativi vegetali messi in risalto dalla pregevole doratura e mostra 33 canne di facciata, di cui le maggiori ai lati, disposte in 5 campate a cuspide.

Museo di arte sacra

Il Museo di arte sacra, sorto in un secondo tempo, si aggiunge ai tesori già presenti grazie al progetto della Diocesi di Patti di costruire nei piccoli centri nebroidei una vera e propria rete di realtà museali, collegate organicamente con il museo diocesano di Patti e interagenti con le testimonianze del rivelante patrimonio artistico dei singoli paesi. Qui, nella cittadina che si adagia sulle pendici delle imponenti rocce del Re, la Diocesi, la Parrocchia e il Comune hanno collaborato per questa iniziativa, intesa come un bene culturale e spirituale sia per la comunità cristiana che per la società civile considerata sia un bene della memoria, sia uno spazio di custodia di opere d’arte, che nei secoli hanno contribuito alla crescita morale e civile delle passate generazioni.Il museo è ospitato negli ambienti del Monastero delle vergini benedettine comunemente detto “Badia”, eretto nel 1559, architettonicamente connessi con l’adiacente Chiesa di S, Andrea e recentemente ristrutturati e recuperati dalla condizione di degrado, ridando lustro indiscutibile all’interno del contesto urbano. L’insieme delle opere esposte è essenzialmente costruito da arredi liturgici provenienti dalle antiche Chiese della cittadina.Da queste collezioni di opere d’arte, testimonianze visive della fede consolidata e maturata attraverso i tempi, emana il gusto dell’epoca in cui furono realizzate  ed esse stesse contribuiscono a dare forma al mosaico della microstoria cittadina, proiettando il visitatore in un breve e significativo viaggio tra cultura e spiritualità. Nell’insieme si tratta di opere impregnate di identità culturale e che riconducono a scultori, pittori, maestre e maestranze, che proprio qui evocano momenti di storia unica e irripetibile. Non dunque opere di astratta e sterile contemplazione, ma frammenti vivi del passato di una comunità e documenti indispensabili per ricostruirne e conservarne l’identità civile e religiosa.Sotto tale profilo sono quindi opere cariche di secoli di fede, storia e tradizioni ancora radicate nella vita semplice e dignitosa della gente di Alcara ed offrono al visitatore l’opportunità di ripensare e riscoprire un’eredità artistica e spirituale in una terra che è tuttora intrisa dalla santità e dalle orme del Santo eremita Ludovico Nicola Politi. Con la realizzazione del Museo rinasce l’antico quartiere cittadino della Badia svelando un insospettabile patrimonio del quale non si può non essere fieri. L’aver realizzato con tenacia e rigore il Museo di Arte Sacra costituisce una testimonianza sul percorso culturale e sulle spinte spirituali della comunità di Alcara, nel cui territorio di fede e il vissuto di tante generazioni hanno via via prodotto questo patrimonio, ricco di capolavori d’arte che costruiscono un messaggio spirituale e religioso, che si consegna alle generazioni nuove per emozioni e tensioni al Sacro, al Bello, al Divino.

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